La parola al vocabolario
A breve, come già trapelato
dai miei ultimi post, uscirà un mio nuovo romanzo del quale, dopo la fase di
editing, sto completando la revisione. Come sempre mi accade, dal momento che
sono un’autrice molto veloce ma con l’ambizione di fornire ai miei lettori
un’opera perfetta (per quanto possibile!), questa fase di controllo si rivela
più lunga e impegnativa della fase di scrittura vera e propria.
La cosa strana è che quando
scrivo lo faccio in scioltezza, con estrema facilità, senza alcun dubbio (oltre
ad avere le idee chiare e una fervida immaginazione che sempre mi supporta,
sono una lettrice forte, ho una formazione classica, conosco l’ortografia e la
grammatica). Ma quando revisiono, mi assalgono le perplessità più strane e più
assurde: il tempo verbale in questa frase è corretto? Questo termine significa
proprio ciò che intendo? L’espressione che ho utilizzato è corrente o frutto
della mia immaginazione? Il tale verbo è transitivo o intransitivo? La
maledetta virgola qui ci sta o non ci sta?
Un modo efficace per
risolvere i dubbi è solitamente quello di abbandonare il testo scritto per un
po’, dimenticarlo e poi rileggerlo con un certo distacco intellettuale, come se
si trattasse dell’opera di qualcun altro. Se non noto niente di strano, vuol
dire che va bene. Il problema è che quando si giunge al termine di questo processo,
non riesco a esimermi dall’effettuare riletture continue e ravvicinate e,
quindi, è la volta che mi capita di andare in confusione.
Devo ammettere che internet
aiuta molto (gli articoli dell’Accademia della Crusca sono preziosi per
chiarire tante questioni), così come il controllo di ortografia e grammatica
compreso nei vari programmi di scrittura (occhio, però: non sono sempre del
tutto affidabili). Traggo tante rassicurazione da questi prodotti e da questi
strumenti. Ma la cosa che mi conforta di più è sempre e solo una: l’utilizzo
del vocabolario!
Con vocabolario intendo dire
proprio quello cartaceo: il grosso mattone incuneato in un angolo della
libreria. Sarò all’antica, ma nelle ultime riletture non riesco proprio a farne
a meno. Sono "vocabolario-dipendente". Adoro sfogliare quelle sottilissime pagine alla ricerca di ciò che
desidero sapere o approfondire. E, ancora di più, amo scoprire tutto ciò che mi
rivela: i sinonimi di una parola, i significati e le sfumature che un termine
può avere a seconda dell’uso che se ne fa, gli esempi d’utilizzo di un vocabolo…
Sollevando quel tomo pesante
a volte mi chiedo se proprio ne valga la pena. Ho un computer collegato alla
rete che, solo digitando una questione, mi può fornire molte risposte. Perché,
quindi, fare questa fatica? Onestamente, non so rispondere. Posso solo dire che
il vocabolario, per quanto mi riguarda, è il supporto più prezioso che ci sia a
disposizione di un autore.
E voi che mi leggete, siete
d’accordo?
Se volete, scrivetemi e
fatemi sapere!


