Scrivere lentamente

Sono una lettrice celere, ma una scrittrice lenta.
E questo non perché mi manchino le idee. Tutt'altro.
Ho mille appunti che riguardano idee per altrettante diverse storie. In maniera piuttosto dispersiva, produco idee con la stessa velocità con la quale acquisto libri e, come non riesco mai a esaurire la pila sempre crescente dei libri da leggere, nello stesso modo non riesco mai a scrivere tutte le storie che mi vengono in mente.

No. La mia lentezza deriva da altri fattori.

Il primo, il più frustrante per me, è quello rappresentato da una cronica mancanza di tempo.
Il fatto è che la lettura di libri cartacei o su dispositivi elettronici è una cosa che si può fare ovunque. Si può leggere su un treno affollato, sospesi a testa in giù o nella vasca da bagno.
Scrivere (intendo scrivere bene, non prendere qualche appunto al volo) richiede invece, almeno nel mio caso, tempo e concentrazione. Posso farlo quindi soltanto in determinati contesti, momenti e condizioni.
Senza considerare che già scrivo sempre, tutti i giorni, sulle questioni che riguardano il mio lavoro, oltre che testi per articoli e contributi e appunti su quello che studio per la futura produzione di volumi inerenti agli argomenti oggetto delle mie ricerche.
Di conseguenza mi manca materialmente il tempo per scrivere quella che definisco "la mia letteratura". Ho provato a impormi di ritagliarmi un'ora o due al giorno, ma quando inizio mi lascio assorbire e coinvolgere così tanto da voler proseguire per diverse ore consecutive. Semplicemente, trascorso il termine di tempo stabilito, non riesco a smettere facilmente. Così, spesso, mi concedo alcune ore della notte. Ma dopo aver studiato e scritto altre cose durante il giorno, arrivata a questo punto, talvolta sono mentalmente esaurita. Del resto, qualche volta bisogna pur dormire nel caldo del proprio letto!

Il secondo fattore deriva dal fatto che dopo aver scritto una storia devo lasciarla "riposare", come un impasto, per un certo periodo di tempo, ovvero quello necessario per acquisire un giusto distacco da questa storia in modo da poterla successivamente rileggere con una certa oggettività. Solo a questo punto, infatti, sono in grado di valutarla, di capire se funziona davvero, di modificarla e di correggerla.

Il terzo fattore, infine, riguarda il mio limite personale di riuscire a scrivere solo un romanzo alla volta. E questo perché mi immergo totalmente nella storia, nelle vicende dei miei personaggi, ai quali mi affeziono e che diventano, in un certo senso, miei amici e compagni. In poche parole, finisco praticamente per vivere a casa loro. E io riesco a vivere soltanto in una casa per volta.

E voi, se siete scrittori, come procedete? Velocemente o lentamente?
Potete raccontarmi di voi scrivendomi in privato o sui social (trovate i miei recapiti nella pagina del blog “Contatti e Social”). Come sempre, sono curiosa di conoscere le vostre esperienze!

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